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giovedì 21 gennaio 2016

Scrivere per attivare la Legge di Attrazione.

Semplice ed efficace, sono sufficienti una penna e un foglio di carta, e qualche minuto della tua giornata, per attivare grandi cambiamenti nella tua vita.

Quel che propongo oggi è una piccola variazione al tema della diarioterapia. Invece di scrivere ciò che è stata la tua giornata e le emozioni che hai vissuto, ti invito a scrivere volgendo lo sguardo al futuro piuttosto che al passato.
Si tratta di immaginare come vuoi che sia il tuo futuro e mentre lo immagini scrivilo. Un piccolo trucchetto ancora, per rendere l'esercizio veramente efficace, sarà di scrivere al tempo presente. Ti faccio un esempio. Immagina che tu intenda fare un incontro sentimentale importante, allora sarai portato a scrivere una frase del genere: vorrei incontrare la mia anima gemella.


Il trucco che ti invito a mettere in atto e che attirerà le energie dell'universo affinché il tuo desiderio divenga realtà è di scrivere, invece, la seguente frase: voglio incontrare la mia anima gemella entro due giorni (ad esempio). Poi ci sono molti altri trucchi da mettere in campo per attivare la legge di attrazione. 


Scrivimi a emilianoabhinav@gmail.com per avere dei consigli personalizzati. Ciao. 


lunedì 16 novembre 2015

Esempi di Team di Consulenti Aziendali




Guarda questi link per comprendere meglio il progetto e renderti conto che questa modalità operativa è già una realtà sul mercato italiano:

http://www.ab-team.it/web/intro.aspx

http://www.studionacamulli.it/team/

http://www.studioansco.com/#!our_team/cqn6

https://www.moneyfarm.com/chi-siamo

Sono solo alcuni esempi di come questa forma di associazione tra professionisti riceve sempre più consenso nei settori più svariati.

Per ulteriori informazioni contattami qui

sabato 14 novembre 2015

Team Consulenti Aziendali

Progetto.




Benvenuti a Team Consulenti Aziendali. 

Per chi viene a questo link da FB immagino che sia già a conoscenza che Team Consulenti Aziendali è un gruppo pubblico su questo social network (questo il link).

Team Consulenti Aziendali è uno studio associato di consulenti che offrono servizi alle aziende.

Nel Team sono presenti varie figure professionali affinché l'offerta ai clienti possa soddisfare i bisogni degli imprenditori nei vari aspetti aziendali: marketing, informatica, legale, fiscale, energetico...

Il progetto di base è molto semplice.

Il prodotto da vendere alle aziende è un canone di assistenza mensile fisso per un anno in cui rientrano i servizi desiderati dall'imprenditore e a cui lo studio può far fronte.

La forma dello studio associato è indispensabile per offrire un'immagine seria e affidabile all'esterno e per comprimere costi e sviluppare sinergie all'interno.

I compiti delle figure professionali associate consistono nell'offrire al cliente un report mensile inerente alle proprie competenze coadiuvato da una visita in loco. I report mensili dei vari professionisti saranno organizzati in una brochure così da formalizzare un format dei servizi erogati.
Tale report è un modo per nutrire il contatto con il cliente e per indicare le strategie da adottare, nei vari ambiti, per essere all'altezza della concorrenza, per acquisire nuovi clienti, per risparmiare sulle risorse, per incentivare il personale. Tutto ciò che interessa all'azienda per ottimizzare costi e risorse e per accedere a nuovi strumenti di mercato, sia finanziari che tecnologici, saranno oggetto di studio e di analisi per i professionisti. Essi dovranno essere aggiornati nel campo che gli compete e pronti a sottoporre alle aziende programmi interessanti per l'imprenditore.
Il professionista dovrà egli stesso essere altamente competitivo, nel campo di suo interesse, e dotato di spirito di intraprendenza. La motivazione alla crescita dello studio associato dovrà essere tra i suoi primi interessi per far crescere lo studio con operazioni di marketing, mailing, telefonate, per contattare nuovi potenziali clienti.

Questa è una prima bozza di progetto sulla quale ci si può già iniziare a muoversi. Siamo tutti invitati a offrire suggerimenti per migliorare il presente progetto.

Il presente progetto sarà aggiornato senza nessun preavviso, per cui si consiglia di consultare spesso questa pagina. Un progetto statico non è un progetto che genera business, così come intendiamo sollecitare i nostri clienti a crescere e ad informarsi, nello stesso modo non possiamo esimerci come Team e come singoli, dal fare altrettanto


Emiliano Abhinav Boccia

giovedì 12 novembre 2015

Vivere senza lavorare

Il titolo non intende essere una provocazione. Si tratta semplicemente di portare all'attenzione del lettore i cambiamenti sostanziali avvenuti negli ultimi decenni nel sistema economico, specie in quel settore riguardante il lavoro e i nuovi modelli per guadagnarsi da vivere. 

Facciamo innanzitutto alcune considerazioni. La prima tra queste è che la possibilità di guadagnarsi un salario o stipendio per mezzo di un posto di lavoro diviene sempre più prossima allo zero. Infatti sono proprio i posti di lavoro ad essere sempre sempre più esigui, per vari motivi. Primo fra tutti è la divisione delle nazioni in due grossi blocchi: da una parte quelle che producono beni usufruendo di manodopera a basso costo (Europa orientale, Cina, sud-est asiatico, America centrale e meridionale) e dall'altra quelle che acquistano tali prodotti (tra cui l'Italia). Questo fa si che se tu vivi in una nazione rientrante nella seconda categoria avrai difficoltà a trovare un posto, se invece vivi in altri posti del mondo percepirai uno salario controllato dallo stato che ti permetterà appena appena di sopravvivere, non di vivere, perché oramai lo sfruttamento delle risorse umane (i nuovi schiavi come li chiama qualcuno) è la base su cui le imprese fondano il loro profitto. Esistono le eccezioni come il Canada e l'Australia, questi due paesi sono talmente ricchi per cui riescono ad avere un'autonomia ed un'indipendenza dal resto del mondo. Essi possono permettersi di prendere l'eccellenza tra le risorse umane, adottare stili di vita orientati al wellness e definire modelli politici efficaci, in poche parole parole prendono solo il meglio di quel che esiste sul pianeta. 
La seconda considerazione è che il mercato economico è sempre più concentrato nelle mani di poche aziende (multinazionali e cartelli) che in barba a qualsiasi legge o etica impongono le loro strategie all'insegna di un unico principio: massimizzare i profitti. Alle spalle di queste aziende esistono organizzazioni finanziarie internazionalizzate che controllano il flusso del denaro verso le banche, e da qui verso le aziende, imponendo (queste organizzazioni) le loro strategie anche ai governi. Quindi la regola economica, al momento attuale, che si impone sui mercati finanziari e produttivi è la seguente: arricchirsi sempre più all'insegna dello sfruttamento umano. A un sistema del genere non interessa produrre occupazione e se proprio non ne può fare a meno (della manodopera) si cercano i paesi dove il cui costo è minore. 
Questi sono i due fattori di base che fanno sì dell'aumentare della disoccupazione e dell'allargarsi delle classi meno abbienti. Non è possibile lottare contro questo sistema per un semplice motivo: anche se i poveri sono la maggioranza della popolazione del pianeta i ricchi hanno dalla loro parte il denaro e la politica, con tutto quello che ne viene di conseguenza; le forze dell'ordine, l'esercito, i poteri mediatici (giornali, televisione e pubblicità). Alcuni effetti raccapriccianti del controllo invasivo sulla politica da parte della finanza è il controllo sull'educazione e sulla sanità pubblica: sono questi due settori a subire tagli da i governi di tutto il mondo.

Quindi cosa resta da fare? Semplice. Usare lo stesso sistema che ha reso possibile il fenomeno della globalizzazione e della internazionalizziazione dei mercati, delle risorse finanziarie e di quelle produttive. Questo sistema si chiama rete, internet, social network che attraverso le telecomunicazione (cellulari, videoconferenze, email, sms) ha permesso al sistema economico di organizzarsi per perseguire obiettivi contrastanti con il benessere degli abitanti del pianeta. Si tratta di usare la stessa “arma” che impoverisce i molti a discapito dei pochi. Non è fantapolitica. Oramai è un dato di fatto considerare la rete come un'eccezionale strumento di produzione di ricchezza, ricchezza intesa come opportunità di lavoro e di guadagno, a cui tutti, con pochi euro, possono accedere. Ma c'è un ma.
Il ma è nella nostra visione del mondo, nella nostra mente, come al solito. Io, tu e gli altri siamo abituati a lavorare e produrre ognuno per conto proprio, abbiamo alle spalle migliaia di anni di cultura in cui l'individualismo, le proprie capacità, la voglia di fare ci hanno sostenuto nel creare il mondo attuale. In parole povere sappiamo come fare per farci spazio tra la folla, per arrivare primi, e diciamola tutta, anche per fare le scarpe al prossimo. Ecco, abbiamo bisogno di voltare pagina se intendiamo accedere a quella ricchezza che la rete è pronta ad offrirci. 
Questo è il motivo principale per cui molti tentano di sfruttare la rete per guadagnare, ma facendolo nello stile in cui siamo stati abituati, in modo individuale e personalistico, i risultati che si portano a casa sono veramente esigui rispetto alle aspettative. Questo accade poiché non si è voltato pagina, non si è passati da lavorare per sé a lavorare insieme agli altri, in rete. Lavorare in rete significa collaborare ad un team di lavoro, significa creare un network di relazioni virtuali (ma anche fisiche) che alimentano il progetto a cui ci stiamo dedicando.
L'incapacità a lavorare in rete è l'ostacolo più grosso alla realizzazione dei progetti a cui teniamo. La questione è culturale e può essere affrontata solo attraverso un profondo processo di trasformazione supportato dall'adeguata formazione. Moltissimi si cimentano a mettere su progetti che coinvolgono decine e decine di persone, se non centinaia o migliaia, e questi progetti si arenano miseramente quando ci si rende conto che il lavoro di squadra non te lo puoi inventare dalla sera alla mattina. Bisogna procurarsi competenze nella comunicazione interpersonale, avere delle fondamenta di psicologia del marketing e del lavoro di gruppo, apprendere cosa è un leader. Non è facile, ma si può fare. Quindi se sei tra quelli che usano la ferrari per andare a funghi, beh puoi ben immaginare cosa ti aspetta, perché internet è una vera ferrari del business. Hai bisogno solo di imparare a guidarla.
Quindi vivere senza lavorare è possibile. Internet è l'unico strumento oggi in grado di realizzare una vita scevra dalla schiavitù del lavoro. La rete è in grado di produrre rendite e offrirti la penetrazione in mercati dove circolano beni, servizi, opportunità. Ti sei chiesto perché sempre più aziende aprono portali dove i consumatori trovano facilmente ciò che occorre loro? Hai osservato come i centri commerciali fanno sempre più affari e le piccole attività chiudono? Questo è il futuro dello scambio tra chi compra e chi vende.
Dimentica il vecchio modo di lavorare, orari di lavoro, stipendio fisso a fine mese, routine di schemi ripetitivi a cui ottemperare, metti da parte tutto questo e avviati nel flusso. Il flusso ti suggerisce che la ricchezza esiste, non è sparita dalla circolazione, e che la crisi persiste solo nel tuo modo di vedere le cose al vecchio modo. Questo è quanto.
Ti lascio con qualche consiglio pratico per passare dalla tua situazione attuale a creare ricchezza in rete.
1 – Usa i social come se stessi effettivamente in relazione con le persone: saluta, commenta in pubblico, rispondi alle domande, fatti vedere, sii educato.
2 – Aggregati a team i cui componenti sono più bravi di te, sii umile e impara da loro;
3 – Aiuta gli altri non a seguirti ma offri quello di cui hanno bisogno per crescere e guadagnare.
In bocca al lupo.
Emiliano Abhinav Boccia Orizzonte

Se sei giunto fin qui allora continua: 


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giovedì 21 maggio 2015

L'unica decisione che vale la pena di prendere quando non si  sa che decisione prendere è quella di essere nel proprio centro.

mercoledì 20 maggio 2015

Lavoro e spiritualita: mettiamoli insieme.


Avevo voglia da tempo di scrivere qualcosa che mettesse in relazione il lavoro e lo spirito. Si lo spirito. Non dovrà sembrare strano ma, almeno per come la vedo io, il lavoro ha molto a che vedere con quella parte di noi spirituale che tendiamo generalmente a tenere fuori, oppure a parte dai nostri discorsi sul lavoro, senza parlare poi del denaro, questo poveretto che viene così spesso associato alle cose brutte della vita. Il denaro è figlio del lavoro, e il lavoro è figlio del nostro impegno, e il nostro impegno è il risultato di tutte una serie di azioni positive che, una dietro l'altra, ci hanno portato a concretizzare le nostre idee, desideri compresi, fino a farlo divenire qualcosa di pratico e di buono per la società. Da qui a trasformare il lavoro in denaro il passo è breve. Non vorrei esagerare ma considero il denaro sacro, così come considero sacro il lavoro con cui l'abbiamo realizzato. Credo fermamente che, a prescindere dai concetti, tutti più o meno buoni, che girano intorno e nel mondo del lavoro, sia giunto il momento di poter parlare, anzi di dover parlare, in maniera schietta di questa nuova concezione del lavoro che riguarda sempre più l'aspetto etico.

Si parla di evoluzione della cultura del lavoro quando ci addentriamo nel mondo delle emozioni degli individui e tocchiamo sentimenti come gratificazione, rispetto, ascolto, tutto questo è sicuramente a favore dell'individuo, contemplandolo non più come un semplice ingranaggio del sistema economico, il cui principale e a volte anche unico scopo è quello di produrre, ma prendendo in considerazione l'uomo nella sua totalità. Produrre, Produrre, Produrre è un mantra oramai tramontato. La questione economica, e la crisi attuale di conseguenza, è soprattutto una crisi di valori, la crisi di un sistema di valori che guarda all'individuo con una visione dualistica: da una parte consumatore e da una parte produttore. Questo sistema di regole che sfrutta l'uomo nelle sue debolezze, la pubblicità per prima ne è un esempio classico, incentivandone e stimolandone desideri, alcuni repressi, altri nascosti, altri ancora creandoli artificialmente, è giunto al tracollo. Un bilancio non può reggersi solo su una serie di numeri in cui contano le ore di lavoro, il fatturato mensile, il costo del denaro, gli ammortamenti degli investimenti, le previsioni di vendita e quant'altro si ritiene necessario per adempiere ad obblighi contabili, aziendali e finanziari, ma, alla luce di questa nuova cultura del lavoro, è necessario tenere a debito conto in bilancio anche di tutto ciò che scaturisce da questa nuova visione.

Se si continua a camminare su due binari, quello di una visione contabile da un lato, che ha i suoi consistenti effetti sul sistema economico e quello di una visione umana, senza però che questa abbia influenza sui conti e quindi sulla realtà, allora è chiaro che stiamo vivendo una situazione schizofrenica. Una situazione in cui vorremmo delle cose e ne facciamo delle altre. Certo ci saranno sicuramente buoni e pratici motivi che mantengono in piedi tale dinamica ma ciò non toglie, proprio per questa incongruenza che si riscontra poi nel mondo del lavoro, che sia il caso di fermarsi a meditare.

Le testimonianze che vengono dal mondo del lavoro e che ci rassicurano sull'efficacia di questa nuova visione del lavoro, ci dicono che laddove le maestranze si impegnano a determinare ambienti più puliti, psicologicamente parlando, laddove l'impegno viene gratificato tangibilmente, in quelle aziende dove qualità del lavoro non significa soltanto attenzione alla qualità del prodotto o servizio erogato ma significa soprattutto migliore qualità di vita all'interno dell'ambiente di lavoro, allora lì, in queste aziende, constatiamo che si attivano delle vere e proprie inversioni di tendenze. Le persone si rendono più autonome e partecipano allegramente per migliorare il microambiente in cui vivono portando maggiore attenzione soprattutto alle relazioni con i colleghi, e con tutti gli altri individui che partecipano al processo produttivo di cui essi stessi fanno parte.

Per questo parlare di spirito o di spiritualità in un contesto generalmente schivo da tale aspetto della natura umana non è più tabù ma diventa, a mio dire, una via quasi obbligata. Quando si parla di crescita personale, di superare barriere limitanti, di abbattere convinzioni e pregiudizi obsoleti per migliorare una qualsiasi condizione che riguarda l'individuo così come un gruppo di individui allora è chiaro che è necessaria una visione olistica. Quando si comincia a pensare al benessere come un modo per aumentare la produttività e l'efficienza e ad un modo altro di fare impresa allora è chiaro che bisogna guardare all'uomo nella sua totalità. Un mio amico e maestro indiano, suole spesso dire che il concetto moderno di spiritualità consiste nell'ottenere e intrattenere e costruire buone relazioni con gli altri, niente di inutile a ben vedere, ma un sano concetto di spiritualità rapportato ai tempi e ai bisogni dell'uomo di oggi.

Sono sempre più convinto che le aziende che riusciranno a migliorare le loro procedure interne e la loro organizzazione ponendo attenzione all'individuo e non soltanto alla differenza tra costi e ricavi saranno quelle che più delle altre oltrepasseranno questo momento storico in cui, a causa della globalizzazione galoppante, sembra che il mondo sia diventato troppo piccolo e che non ci sia spazio per nuove realtà economiche. Esiste invece tanto spazio, sia per produrre occupazione e sia per ristabilire quell'equilibrio del rapporto tra uomo e ambiente che tanto abbiamo sottovalutato nella nostra corsa a produrre sempre di più, sempre di più. Molti economisti ritengono che sarà proprio il risveglio dell'attenzione verso madre natura e della creazione di cicli di consumo non inquinanti e rispettanti delle generazioni future che porterà, è proprio il caso di dirlo, una bella sferzata di aria fresca al sistema capitalistico. Tutto sommato il concetto capitalistico di produrre beni e servizi utili destinati ad incrementare la circolazione del denaro (il capitale) non è poi un sistema da buttare a mare e, a ben pensarci, è il sistema più vecchio del mondo. Anche gli antichi scambiavano le loro mercanzie con altre o con oggetti di pari valore, tipo metalli e pietre preziose. Il concetto di scambio del capitale (di qualcosa che ha un valore per chi lo offre e per chi lo riceve) è stato il motore di ogni economia, fin dall'età della pietra. 

Questo ultima riflessione per dire che non mi contrappongo stoicamente a favore di un sistema economico e a discapito di un altro oppure per inveire sul sistema monetario o sulla politica messa in atto dal sistema bancario, sappiamo bene che tutto può essere buono come lo stesso tutto può essere cattivo ma è il come viene utilizzato dall'uomo, questo tutto, a fare la differenza. Quindi ben venga la competizione se la posta in palio diviene la salvaguardia e la creazione di ulteriori posti di lavoro, ben venga la ricerca in nuove tecnologie che proteggono la natura e la nostra salute.

Abbiamo bisogno di allargare il concetto di capitale trasformandolo da quello puramente economico e monetario a quello dei valori umani. Questa trasformazione può avvenire solo elevando da un livello meramente economico ad un livello etico le risorse impiegate (parlo chiaramente di risorse umane). Fin quando non comprenderemo in pieno che nessun processo è possibile senza l'apporto dello sforzo umano, evitando di mettere come obiettivo il fine puramente monetario davanti a tutto, ogni modello economico o stratagemma finanziario non sarà altro che un fugace palliativo destinato a finire miseramente nell'angolo delle soluzioni fallite. 

E' necessario puntare sull'uomo e sulle sue attitudine. Anche la scienza dell'evoluzione ci spiega che ogni specie vivente, razza umana compresa, viene influenzata dall'ambiente in cui si sviluppa. Perché mai a questo punto non si potrebbero ottenere migliori performance da quelle aziende che decidessero di investire in benessere aziendale? Migliorare cioè la qualità della comunicazione interna, ragionare in termini di benefici anche emotivi, incentivare all'automiglioramento, solo per fare degli esempi, potrebbero essere i nuovi fronti su cui impegnarsi per allontanare le paure dell'insuccesso e del fallimento che tanto attanagliano gli imprenditori del momento.

Carl Rogers definiva col termine tendenza attualizzante quel processo innato, sintomo di benessere, che alimenta ogni essere umano nel suo processo di crescita. Rogers diceva anche che quando tale processo di crescita si blocca allora è la sofferenza che si affaccia nella vita degli individui. Anche nelle aziende, quando non c'è più crescita, gli individui iniziano a soffrire.




martedì 28 aprile 2015

Le vie del marketing sono infinite: la formazione





Il mio lavoro mi porta a entrare in contatto con una varietà pressoché infinita di imprenditori, ognuno dei quali ha una sua modalità di condurre la propria azienda e in generale ha un suo modo di fare marketing (ricercare clientela) e generare business (creare fatturato).
Ho quindi modo di osservare che ogni imprenditore è unico nel suo genere poiché, egli infonde naturalmente, nel suo lavoro, ai vari livelli, amministrazione, produzione, commercializzazione, ecc… fino a permeare tutta l’impresa, la propria visione. Insomma ogni imprenditore si è cucito addosso un’azienda nella quale egli si riflette con tutta la sua personalità e le sue attitudini.
Anche questo, a ben vedere, è un fatto abbastanza ovvio. Ciò che invece non appare abbastanza ovvio, e i fatti ci danno ragione, è l’uso che ne viene fatta dell’esperienza e della formazione che ognuno di noi ha acquisito nel mondo del lavoro. Un conto sono le competenze acquisite nella produzione o distribuzione di un certo bene o servizio, ed un conto sono le competenze necessarie al management e/o alla dirigenza d’impresa. Per fare un esempio è come se le competenze acquisite per produrre biciclette siano sufficienti anche ad amministrare, gestire e condurre una fabbrica di biciclette.
Su questo aspetto, e sfido chiunque a dimostrare il contrario, ognuno di noi, è dedito all’autosufficienza, all’autoapprendimento e per dirla all’americana al self made man. Non possiamo assolutamente negare che l’imprenditore del momento, acquisisce informazioni e competenze attraverso la propria esperienza, pagando costi spesso molto alti (in termini di errori e fallimenti) rispetto ai risultati che si ottengono.
E’ anche vero che esiste una certa resistenza al cambiamento, del tutto sana e naturale, per cui comprendere i nostri limiti nel gestire un’azienda (piccola o grande che sia) ci fa sentire “incapaci” o “inetti”. Invece è vero il contrario.
Rendersi conto dei propri limiti, comprendere come e dove acquisire informazioni e competenze per migliorare la gestione aziendale e, quindi, alzare la qualità del proprio lavoro, è di certo un comportamento sano e costruttivo.
Nel passaggio da una cultura aziendale basata sul fare esperienza per poi migliorare ad una cultura aziendale basata, oltre che sull’esperienza, anche sull’applicazione di metodi già sperimentati e su tecniche aziendali si inserisce la cosiddetta formazione …(segue)





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